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Macerata: Enogastronomia e natura

È nella provincia di Macerata che si concentra in pochi chilometri un’incredibile varietà di paesaggi, descritti anche dal sommo poeta Leopardi di Recanati. Un territorio che racchiude una zona della campagna marchigiana capace di incantare con la sua elegante ruralità e i suoi panorami montani.

Si passa velocemente dalle spiagge sabbiose dell’Adriatico, alla collina, fino alle vette dei Monti Sibillini.

Uno scrigno di luoghi ricchi di natura, arte e cultura locale.

È sufficiente lasciar scivolare lo sguardo per accorgersi subito che su ogni colle svetta un borgo, un castello o una torre di avvistamento.

Terra di santi e di papi, ma anche di eremiti e monaci che da sempre hanno trovato nel silenzio delle montagne e colline marchigiane il luogo ideale per portare avanti il loro cammino di meditazione e spiritualità.

Piccole pillole di storia, paesaggi mozzafiato ma anche di prodotti tipici che rispecchiano la tradizione rurale e contadina come gli ottimi salumi: lonza, salame lardellato e coppa. Primo tra tutti il famoso salame ciauscolo, particolarissimo salame reso morbido (quasi spalmabile) dall’alta percentuale di grasso nell’impasto.

Tra i dolci tipici del maceratese spiccano i cavallucci di Apiro, il torrone di Camerino, la pizza di Pasqua e il calcione di Treia, i biscotti di mosto e i sughitti (realizzati con mosto, farina e mais), la serpe di Cingoli un dolce legato alle feste religiose quale il Natale e il sacramento della Cresima. Ottimo il miele millefiori dei Monti Sibillini.

Per gli appassionati del vino in questa zona sono otto i vini rinomati: Esino, I Terreni di San Severino, Rosso Piceno, San Ginesio, Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica, Vernaccia di Serrapetrona. Tra i liquori il più rinomato è il Mistrà Varnelli anice secco e ancora il Giuggiolone, un vino dolce che si ottiene dalla macerazione del frutto della giuggiola, il vino di visciole prodotto da questa tipologia di ciliegie, la sapa, uno sciroppo d’uva che si ottiene dal mosto appena pronto di uva bianca o rossa e poi un digestivo: l’Amaro Sibilla dal 1898, un liquore a base di radici di genziana, foglie e fiori di genzianella e altre piante che vengono lasciate cuocere lentamente e a cui successivamente si aggiungono alcool e miele d’api.

foto di Andrea Tessadori

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